La dichiarata riforma del reddito di cittadinanza, fa emergere lo stallo – in tema di riforme necessarie – dell’Istituto di Servizio Civile. Appare incomprensibile come si proceda a riformare il reddito di cittadinanza, di recente istituzione e contrariamente non si va in direzione di una sostanziale riforma per il servizio civile che seppur giovane come Istituto risale ormai al 2001. Però trapela un cauto ottimismo, sembrerebbe che il Governo stia imboccando la strada giusta. Auspichiamo che il Governo riformi l’identità culturale del servizio civile, collocandolo nel campo della formazione e del lavoro e più in generale delle politiche attive. Ciò garantirebbe la strutturazione definitiva dei fondi tra le altre cose, da sempre precari e indefiniti. Un servizio civile inserito nei canali del PNRR dedicati alla formazione, lavoro e politiche attive garantirebbe stabilità al sistema. Trapela un cauto ottimismo altresì in tema di disparità di trattamento tra chi usufruisce del reddito di cittadinanza e i giovani del servizio civile, i quali svolgono un servizio per cinque giorni settimanali e – giustamente – obbligati a registrare le presenze e gli obiettivi raggiunti e quelli in fase di attuazione i quali percepiscono un rimborso il più delle volte inferiore. Sembrerebbe che l’adeguamento del trattamento economico almeno a 500 euro non è da escludere, così come altresì la possibilità di ripetere il servizio civile per i giovani che lo abbiano già svolto. Verrebbe premiato anche lo sforzo che abbiamo messo in campo e che ci ha consentito di raccogliere oltre 50.000 adesioni con la petizione sul servizio civile al fine di rivendicare un servizio veramente universale e con la certificazione delle competenze ai sensi del decreto 13/2013. La petizione ha fatto emergere carenze e prospettive di un Istituto – quello del Servizio Civile Universale – che ormai va rivisto. La forte partecipazione soprattutto di giovani operatori del servizio civile universale alle operazioni di raccolta firme ha permesso, nel mentre, di approfondire le questioni contenute nel documento. Il diritto a svolgere il servizio da garantire a tutti i cittadini che intendono farlo senza limitazioni, garantire a tutti gli enti che intendono promuoverlo senza limitazioni, il diritto ad un sufficiente trattamento economico: sono maturi i tempi per l’aumento della spettanza per gli operatori volontari almeno a 500 euro e la possibilità di ripetere il servizio civile per i giovani che lo abbiano già svolto secondo criteri logici (ad esempio solo per gli operatori meritevoli, dando sempre la precedenza ai cittadini che non lo abbiano ancora svolto, anche per evitare posti utili finanziati e non coperti, consentendo a tale scopo la partecipazione ai bandi con riserva in caso di posti disponibili anche a chi ha già svolto il servizio civile). Tutte queste priorità necessarie a far “sopravvivere” il sistema e tese a rendere l’Istituto del SCU accessibile in modo democratico dovranno essere rivedute in una nuova identità culturale, quella della formazione e del lavoro, più in generale delle politiche attive.